Intervista a Manu Mircí: una fusione di stile fra Oriente e Occidente – Elena Maria Colizzi
Un abbraccio simbiotico fra Oriente e Occidente è il caloroso messaggio trasmesso da uno dei nuovi fashion brand made in Italy più eleganti: Manu Mircí. Abbiamo deciso di intervistare la founder Manu per scoprire di più su come è nata la scintilla d’amore per la moda che le ha permesso di dare alla luce il suo brand d’abbigliamento, e su tutto ciò che concerne la produzione tessile, la ‘fashion mission’, i canali di comunicazione e l’organizzazione degli eventi.
“La mia passione ha radici veramente lontane. Io sono cresciuta in India con mia nonna che dal cotone faceva il filato. Il ricamo era un momento di tutte donne che si mettevano con un aggeggio di legno a ricamare sul ciglio della porta tra una chiacchiera e l’altra; in India c’è sempre stata la cultura del ricamo, della donna che sa come arrangiarsi.”
L’India è il luogo di nascita di Manu ed è lì che è iniziata a germogliare la sua passione per il tessuto e la moda; in particolare, ci racconta dei ricordi di scene di vita quotidiana in cui osservava le donne cucire e dedicarsi ai ricami. Non a caso, i capi d’abbigliamento delle collezioni rappresentano i motivi orientali tramandati da anni di storia di donne amanti dell’artigianato tessile in tutta l’eleganza e, al contempo, semplicità che esso esprime.
“Ho creato un connubio di tessuti orientali e modelli occidentali perché non mi piaceva vestirmi da indiana in Italia, e quando ho iniziato a produrre i primi capi vedevo che avevano un buon riscontro fra le ragazze perché erano raffinati, eleganti e non pacchiani.”
L’unione di due modi di vestire, culture e profumi completamente diversi ha originato un progetto che si è convertito in realtà: l’e-commerce e il corrispettivo negozio fisico di Manu Mircí; un brand di alta moda che fa della diversità un abito da sfoggiare e un valore da diffondere attraverso il prezioso aiuto del tessuto e, soprattutto, l’amore verso la propria etnia e cultura.
“In India non si vedono tanto le gambe nude, per cui gli abiti dimostrano particolare compostezza e tendono a coprire il corpo. Nelle mie parti, Punjab a nordovest del paese, si usa indossare vestitini corti con una gonna coprente sotto e un foulard.”
Ci fornisce una breve descrizione del tipico abito indossato da una donna indiana per uscire fuori al mattino o la sera; ebbene sì, una caratteristica che non va trascurata degli abiti tradizionali di questo meraviglioso continente è l’estrema versatilità che combacia alla perfezione con purezza e comodità.
“Il logo l’ho deciso nel 2021, e per quanto riguarda il nome del brand deriva dal diminutivo del mio nome per intero Mnameet, ovvero Manu che mi è stato affibbiato dagli amici occidentali, mentre Mircí vuol significare ‘peperoncino’ tradotto in italiano.”
Ci risponde con occhi luminosi nel ricordare i momenti in cui gli amici e i parenti in India le davano quel dolce nomignolo per evidenziare la vivacità del suo carattere, e l’allegria che diffonde nelle circostanze. Il nome Manu Mircí rappresenta, allo stesso modo dei vestiti, un forte connubio fra Oriente e Occidente in una via alternativa e soprattutto molto personalizzata e originale.
“La donna che indossa Manu Mircí è appariscente, non le piace rimanere inosservata. Questa caratteristica proviene dal tratto deciso e grintoso accentuato dalle paillettes applicate sul tessuto. Ma ciò che più contraddistingue le mie linee è il tessuto indiano perché ‘fa da sé’.”
Sul profilo Instagram del brand risalta sui vari modelli lo sbrilluccicare delle paillettes sui tessuti in fibra naturale 100% viscosa, che fanno letteralmente innamorare tutte le donne che hanno voglia di rivoluzionarsi indossando qualcosa di nuovo che faccia giustizia ai punti forti del proprio corpo, e valorizzi quelli un po’ più deboli. Inoltre, ci confessa che la vera bellezza dell’abito si trova nel tessuto originario dell’India perché basta a sé stesso, senza l’aggiunta di tanti particolari, per cui è in grado di conferire una semplicità intrigante che non conosce la banalità.
“Per ispirarmi spesso compravo un capo e ci spendevo anche il doppio per apportargli le modifiche che desideravo e che l’avrebbero reso fantastico secondo il mio punto di vista. Le mie idee nascono così, facendo volare l’immaginazione.”
Qui traspare con chiarezza la dedizione che una donna dalla grande creatività ha riposto nel perseguire un sogno di notevole portata, e che ha contribuito alla realizzazione di obiettivi a lungo termine; tutto ciò di cui una business woman ha bisogno è credere davvero nella concretizzazione dei suoi progetti per quanto impervio o meno possa essere il percorso da seguire.
“Per i figurini ho iniziato con l’aiuto delle mie amiche, in particolare, una di loro che è un ingegnere militare con cui ho creato i primi bozzetti a tavola fra una cena e l’altra. Mi ha stupita rivelandomi le sue doti nascoste nel disegno.”
Manu Mircí si basa sulla spontaneità della creazione che si fonde con l’immaginario di un’artista che sceglie accuratamente i colori nei quali intingere il pennello per dare alla luce opere d’arte, ma in questo caso la protagonista indiscussa dell’opera non è soltanto l’immensa varietà di nuances di colore che si generano mescolando gli acquerelli, bensì la qualità pregiata del tessuto utilizzato. Da non dimenticare l’insegnamento che traspare dalla citazione: creare è anche divertirsi attraverso la sana cooperazione e la buona compagnia.
A conferma di quanto detto, Manu ci dice con entusiasmo ed enfasi di credere nel potere di gruppo di donne che portano con sé come valore l’aiuto reciproco, e quindi anche la cooperazione, soprattutto se si tratta di un gruppo consolidato e affiatato perché un’ottima squadra fa la forza e conduce a vittoria assicurata.
“Sapersi accettare nell’evoluzione della donna, quindi di noi stesse.”
Sono state le meravigliose parole per sintetizzare la fashion mission del brand Manu Mircí. A proposito di ciò, Manu ci racconta di un episodio in occasione di uno shooting fotografico in cui disse al fotografo di non eliminare le foto dove si notava di più la sua pancetta, perché ne andava fiera e voleva fortemente che chi le vedesse avrebbe avuto modo di pensare con il sorriso che l’accettazione di sé stessi è una delle forme più belle per dichiararsi amore.
“Il mio sogno più grande è devolvere una percentuale a delle associazioni che si occupano del miglioramento delle condizioni di vita e di salute della donna nel mondo. A Febbraio, vorrei organizzare un incontro faccia a faccia con loro.”
Un messaggio sociale positivo e impattante che Manu ci dona è di aiutare coloro che sono in difficoltà qualora si avesse la possibilità economica per farlo tramite semplici gesti d’affetto, mettendo benevolenza e solidarietà femminile al primo posto nello svolgimento delle attività in programma per il negozio.
Abbiamo fatto delle domande riguardanti i processi di produzione, distribuzione, promozione e comunicazione per saperne di più sulle tecniche predilette dal brand Manu Mircí.
“Il processo produttivo parte dal bozzetto che si va in seguito a sviluppare in cartamodello, ovvero un prototipo che dovrà essere sdifettato e approvato. In un secondo momento, sviluppo le taglie standard mentre alcuni abiti li creo su misura.”
Ci spiega che il negozio ha una doppia funzionalità nel senso che non si limita a essere una boutique dove acquistare i capi d’abbigliamento del marchio come tante altre, ma si trasforma in una bottega sartoriale perché le clienti hanno l’opportunità di recarsi in situ a scegliere tessuti e motivi preferiti e la taglia che indossano.
“Non ho ancora iniziato a distribuire i miei capi perché sono nata da poco e non voglio neanche farlo. Ritengo che non bisogni fare i passi più lunghi della gamba per non rischiare di bruciarsi. Ma, ho deciso di aprire un nuovo punto vendita nella città di Verona.”
Si percepisce la saggia scelta di Manu di andare step by step nella distribuzione e promozione del brand, anche se vedremo che gli eventi che ha portato avanti negli ultimi anni hanno avuto un ottimo riscontro e sono stati la spinta maggiore che l’ha convinta a intraprendere l’apertura del negozio. Gli eventi sono stati: il ‘temporary store’ a Milano, la sfilata sotto la vigna a Verona e una presentazione in una villa con piscina.
“Il mio metodo di promozione è principalmente il passaparola. Molto spesso è capitato che alcune ragazze hanno acquistato un capo e quando le amiche l’hanno visto venivano in negozio per acquistare lo stesso o anche altri modelli.”
Un metodo semplice, efficace e rapido che si accompagna a eventi che permettono al cliente quasi di ‘stabilire una connessione’ con l’abito, in quanto può vederlo, toccarlo e indossarlo senza restare con i dubbi che sono soliti ingenerare i siti Internet che vendono abbigliamento online. A Manu Mircí interessa garantire il valore del prodotto acquistato senza se e senza ma.
Manu ci confessa di non riuscire a creare i modelli nel migliore dei modi senza prima aver avuto un contatto reale con il tessuto, e sa bene come si sente un cliente che si trova davanti a uno schermo senza comprendere l’effettiva qualità di ciò che sta acquistando, ed è per questo che sta pianificando di tornare in India per fare un pieno di innovazione e continua riscoperta della magia tessile.
“L’introduzione di tessuti innovativi sarà possibile soltanto qui in Italia, a causa dell’alto tasso di inquinamento a cui deve far fronte l’India dove ancora è scarsa la diffusione del concetto di ecosostenibilità ambientale.”
Tuttavia, la sensibilità dell’India nei confronti della riduzione di Co2 nell’aria non è molto elevata per via dell’esistenza stabile di industrie manufatturiere di cui il paese non può fare a meno. Ogni anno si stima che il continente indiano, soprattutto Nuova Delhi, sia il responsabile di un livello di PM2.5 in un metro cubo di aria pari a 98,6 che corrisponde al più del doppio di quanto inquina Pechino; sono dati di fatto rilasciati dall’EPIC che non devono essere elusi in alcun modo.
Un tasto dolente per tutti è stata la pandemia di Covid-19, tuttavia, non è ciò che pensa Manu dato che ha tratto dalla peggiore situazione vissuta mondialmente, tanti vantaggi che le sono serviti a rilanciarsi con una buona dose di spirito produttivo e intraprendente nel progetto di realizzazione del marchio Manu Mircí.
“Con la pandemia ovviamente non ho avuto il riscontro che avrei voluto sul piano lavorativo, ma io sono una persona che vede sempre il bicchiere mezzo pieno quindi anche in questo caso riconosco le opportunità che mi sono creata. Se non ci fosse stata, probabilmente non avrei potuto godere del tempo con la mia bambina e forse non sarei stata in grado di realizzare il marchio.”
In conclusione dell’intervista che ci è stata gentilmente concessa da Manu, vorrei riportare una frase che ha detto quando si parlava dei tessuti in fibra naturale che lei predilige per la produzione dei suoi capi, e che mi ha colpita nel profondo: “Non poter toccare il tessuto per creare i miei modelli sarebbe come vivere a metà.”
Elena Maria Colizzi