Urike: Intervista a Giulia. Parola chiave Prosperità
“Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità” citava Albert Einstein, ed è proprio in un momento di difficoltà di Giulia, ideatrice del brand, che è nato Urike.
Un nome particolare, che deve le sue origini al nome tedesco “Ulrich”, sinonimo di prosperità.
La sua ricchezza, Giulia, l’ha trovata nel 2019, ideando la sua prima capsule collection “This is not a white t-shirt”, grazie anche a sua nonna, la quale ha messo a disposizione le sue doti da cucitrice per creare i primi prototipi; in un momento particolare della sua vita, sentì il bisogno di circondarsi di tranquillità.
“Questa ricerca della semplicità si applicava un po’ a tutti gli ambiti della mia vita e così anche ai miei bozzetti e figurini di moda. Da quel momento ho quindi iniziato a disegnare molti modelli di t-shirt bianca che potessero essere semplici, eleganti ma anche con un’identità e personalità ben definite.”
L’idea di base è quella di abbracciare la sostenibilità; sin da piccola Giulia, viene istruita dalla mamma secondo il principio del riuso, da applicare in ogni momento della quotidianità.
“Così quando ho iniziato a pensare di sviluppare un brand, ho subito realizzato che dovesse essere un progetto che avrebbe avuto un impatto, seppur nel suo piccolo, positivo a livello ambientale e sociale.”
La sostenibilità è uno stile di vita, non deve essere considerata come un concetto astratto bensì come un’unione di più ambiti che non possono essere considerate figure distinte tra loro.
A fronte di questa prospettiva, i prodotti Urike operano in pieno rispetto della dimensione sociale; tutti i capi sono made in Italy, e i ritmi di produzione sono “umani e non industriali”.
Addentrandoci ancora di più nel mondo Urike, scopriamo la nuova collezione di borse Sunny Days, create interamente da Giulia, attraverso materiali di riciclo provenienti da coperture di vecchi ombrelloni, i quali, finito il loro ruolo primario negli stabilimenti, trovano nuova vita in un nuovo mercato, quello del fashion!
Durante una giornata in spiaggia, al riparo dai raggi solari, Giulia, immaginando il grosso spreco che a ogni stagione balneare si va a creare per sostituire le coperture di stoffa, si è chiesta come questo circolo vizioso potesse essere interrotto.
Dall’idea alla messa in pratica il passo è stato breve grazie all’Ombrellificio Magnani di Cesena, il quale le ha concesso di utilizzare gli ombrelloni destinati alla discarica.
Ed è così che l’estro incontra il concreto: ritaglio dopo ritaglio, si è arrivati a quattro modelli, realizzati nel momento esatto in cui viene effettuato l’ordine.
L’occhio sostenibile di Urike non può non cadere sui materiali sostenibili; tessuti deadstock sono i prediletti ma anche tessuti “marchiati” GOTS o OEKOTEX, popolano i magazzini di questo brand piccolo ma dal grande cuore sostenibile.
Avanzi di jersey, cotone ma anche sciarpe di seconda mano fornite dal negozio vintage Mirabilis, vengono utilizzati per creare t-shirt e gonne.
Il futuro è roseo per Giulia e quando le chiediamo quali progetti ha in programma, la sua risposta è più decisa che mai:
“Mi piacerebbe creare nuove collaborazioni con altri piccoli brand o artisti. Vorrei riuscire a sviluppare anche una realtà fisica e non solo online per il brand.”
“Word of mouth” e “green influencer” sono sicuramente un grande supporto, del quale Giulia non può fare a meno ma è necessario fare i conti con la realtà; se il mondo sembra correre verso il desiderio di sviluppare sempre più il canale online, Urike ci dimostra come un processo inverso possa riportarci ad avere un contatto sempre maggiore con la realtà. Abbiamo bisogno di toccare, provare, conoscere lo storytelling narrato dagli stessi addetti ai lavori per poter apprezzare la qualità di un prodotto, in tutte le sue sfumature.
Ci chiediamo sempre se l’interesse verso il sostenibile si farà sempre più forte o se diventerà semplicemente un fenomeno del passato; non sappiamo dare una risposta certa ma sappiamo, anche grazie a Urike, che le alternative per rendere sostenibile il settore del fashion esistono e vanno sostenute.
“Stiamo affrontando una crisi climatica e siamo in un punto di non ritorno per il nostro pianeta; quindi, sono fortemente convinta che la sostenibilità non sarà più solo un concetto di nicchia ma una necessità umana.”
Francesca De Somma