VESTI LA NATURA con Ruggero Giavini. Divulgare i principi di una moda sostenibile
Come promuovere i principi di una moda sostenibile? Ruggero Giavini e la sua attività per l’associazione Vesti la Natura.
Credits: ideazione Carlotta Selvagno
Ruggero Giavini, durante il corso di Brand di Moda (Celeste Priore – Clam Università di Bologna polo di Rimini) racconta dei suoi viaggi, della sua affascinante professione come tecnico specializzato in tessuti e materie prime, racconta del suo percorso formativo e professionale che lo ha portato oggi a collaborare con l’associazione Vesti la Natura: una guida alla moda sostenibile, etica e cruelty free. Costituita da volontari, professionisti del settore tessile e docenti, pronti a offrire le conoscenze per promuovere ogni forma di moda responsabile dal punto di vista ambientale e sociale.
Indice
Vesti la natura: associazione noprofit di moda etica
L’associazione dedicata alla promozione della moda etica e sostenibile si presenta come l’impulso rigenerativo di una realtà in cui il concetto di moda è connesso a un profondo rispetto, equilibrio e estetica.
La sua missione consiste nel diffondere i principi della moda sostenibile attraverso l’educazione e l’incoraggiamento dei consumatori affinché compiano scelte d’acquisto più responsabili. L’associazione offre sostegno a produttori, artigiani, marchi e distributori, collaborando insieme per percorrere la via del cambiamento.
Vesti la natura, abbigliamento ecosostenibile
Nel 2016, nacque il blog “Vesti la natura” dall’ispirazione di Cristian Perinelli.
Il suo scopo primario era diffondere la moda sostenibile e cruelty-free, sensibilizzare e creare connessioni tra imprese e consumatori, promuovere l’acquisto e la produzione di beni etici e sostenibili, fungere da guida nel caos dell’informazione distorta.
L’obiettivo fondamentale consisteva (e ancora oggi consiste) nel divulgare informazioni tecniche attraverso un linguaggio accessibile, abbattendo così le barriere tra i consumatori desiderosi di risposte e i brand di moda che faticano a raggiungere potenziali clienti.
Attraverso progetti come ecoFashion, un motore di ricerca dedicato a brand e negozi di moda, e con una community che supera i 30 mila utenti e registra oltre 40 mila visite al mese, l’evoluzione naturale di Vesti la natura si trasformò in un’associazione di promozione sociale (APS) per rafforzare ulteriormente i suoi messaggi.
L’associazione no-profit Vesti la natura: Diffusione e Incontro
Guarda lo statuto di Vesti la natura
Nel corso del 2021, in mezzo alla pandemia, esiste chi persiste nel coltivare il sogno di un sistema moda chiaro e trasparente, vedendo in questa situazione anomala un’opportunità per promuovere un cambio di paradigma.
L’idea di conferire un nuovo “animo” e una nuova forma prende vita dall’incontro di professionisti appassionati. Nel mese di aprile del 2021, Vesti la natura si trasforma in un’associazione no-profit.
Si configura come un movimento dedicato a intessere la trama di un cambiamento nel sistema moda, aspirando a diventare una fonte rigenerativa capace di instillare un nuovo approccio alla moda, improntato su responsabilità, equilibrio, amore e bellezza.
L’obiettivo è diventare il motore “green” di un circolo virtuoso per una moda responsabile, in cui ogni singola azione contribuisca a promuovere la creazione di valore condiviso.
È nel suo stesso DNA sostenere coloro che desiderano avvicinarsi alla sostenibilità in senso ampio, non limitandosi solo all’ecologia. Ci rivolgiamo anche a chi vive quotidianamente l’industria tessile e, perché no, agli individui curiosi che desiderano arricchire il proprio bagaglio culturale.
Intervista a Ruggero Giavini di Celeste Priore
Esplorando il Progetto sulla sostenibilità “Vesti la Natura”: alla scoperta di questa iniziativa con Ruggero Giavini
Ho conosciuto Ruggero Giavini attraverso il gruppo su Facebook “Vesti la Natura”, durante la mia costante ricerca su ciò che c’è di interessante e innovativo nel settore tessile e abbigliamento. Dunque, ho scoperto la sua profonda competenza e il suo intento di “divulgare un modo nuovo e umanistico” (proprio come Vesti la Natura) i meandri del tessile e dell’abbigliamento.
“Uno degli scopi principali è sicuramente quello di promuovere nuove forme di moda responsabile, non solo dal punto di vista ecologico, ma considerando la sostenibilità in ogni suo aspetto, soprattutto quello sociale. Il concetto “umanistico” si riallaccia all’idea di riportare l’essere umano, e le sue esigenze, al centro dell’universo. Una rinascita da un moderno Medioevo, cupo e “stagnante”, dove la tecnologia ha rischiato di prendere il sopravvento e dove l’individuo ha rischiato di diventare schiavo inconsapevole.
“Vesti la Natura” cerca di aiutare il consumatore nelle sue scelte d’acquisto nel mondo del tessile/abbigliamento, fornendo anche un motore di ricerca (“ecoFashion”) per chi desidera fare acquisti di abbigliamento e accessori valutandone gli aspetti sociali e ambientali che li hanno creati.”
Con queste parole Ruggero racconta di questa associazione aperta a professionisti e non.
Qual è il tuo ruolo in Vesti La Natura?
“Vesti la Natura” è uno spazio che permette di apportare idee per fare in modo che la “community” cresca e si arricchisca ed ecco come Ruggero è approdato qui:
“Dopo diversi anni da “globetrotter” del tessile (dall’India al Brasile, dalla Svezia al Sud Africa), il mio non è più un ruolo, ma più che altro una passione: quella di riportare le notizie tessili dal mondo. Nuove materie prime, nuove tecniche produttive, nuovi finissaggi, nuove tendenze, ma anche “report” sulla situazione tessile dei Paesi che ci circondano, analisi dei mercati esteri e tutto quello che il meraviglioso mondo ci offre.
Ho sempre pensato che le esperienze debbano essere condivise perché possono diventare spunti di riflessione, ma soprattutto di crescita e di confronto. Ecco allora che mi ritrovo a raccontare delle ultime tecnologie viste nelle varie fiere internazionali di settore, o a descrivere le tradizioni tessili di Paesi lontani, piuttosto che aneddoti di “textile life” o del perché aumentano o diminuiscono i prezzi delle materie prime. E altro ancora…”
Qual è la tua esperienza nel settore tessile
Prima di “Vesti la Natura” Ruggero è un professionista del settore e questo non va assolutamente tralasciato:
“Ho avuto la fortuna di vivere diverse fasi della filiera. Dalle materie prime, ai macchinari di produzione, fino alla realizzazione di collezioni dei prodotti finiti. Tutto questo, condito da passaggi e “soste” prolungate in alcuni Paesi stranieri che sono state vere e proprie lezioni di vita.
In tutti questi anni e in queste peregrinazioni, ho potuto assaporare l’evoluzione, quella del tessile/abbigliamento, che è sempre ricca di storia e di fascino. Sì, perché in fin dei conti, il tessile è una vera e propria arte che si lascia scoprire e ammirare quotidianamente.
L’importante è avere sempre “occhi” per guardare e umiltà per confrontarsi con quest’arte affascinante, ma soprattutto è fondamentale continuare ad aver voglia di imparare.
I miei viaggi sono anche motivo di studio e di approfondimento. La fortuna di collaborare con alcune Università tessili in Turchia e in Portogallo, sono state ulteriori tappe evolutive di crescita e apprendimento.”
Qual è l’approccio che riscontro in fatto di sostenibilità ambientale?
Dunque, questo è un punto di vista concreto che gli chiedo, anche perché il confronto con una persona di tale competenze è sempre un’esperienza di crescita.
“Il consumatore sta diventando sempre più consapevole e informato. Si tratta di elementi fondamentali per dare vita a una reale evoluzione. Però è importante sottolineare che bisogna sempre fare molta attenzione alla veridicità delle informazioni, che si raccolgono attraverso i vari canali di comunicazione. Il “greenwashing” è sempre nascosto dietro l’angolo e, nella giungla del web, l’attenzione del consumatore deve sempre rimanere alta.
Ancora oggi è fondamentale continuare a fare divulgazione “sana e veritiera”. Far capire che non è sufficiente produrre con materie prime naturali, a volte è ancora una novità.
Non dobbiamo mai dimenticare che non esiste un prodotto 100 % sostenibile, dal punto di vista ecologico. Ma ci si deve porre l’obiettivo di produrre riducendo il più possibile l’impatto sugli ecosistemi, e gli scarti di lavorazione. Ma, ancora di più, bisogna far capire che la sostenibilità ambientale è figlia di quella sociale (difficilmente è vero il contrario).
Un suggerimento, se mi è permesso: bisognerebbe aumentare sempre di più la ricerca verso tecnologie da utilizzare nel riciclo dei materiali e nella separazione dei vari materiali.”
Quali azioni sono intraprese per la sostenibilità ambientale in Italia e all’estero
A questo punto il paragone tra l’Italia e l’estero per fare un punto è d’obbligo. Non mi tiro indietro dal domandarglielo.
“Ci si affida molto alle certificazioni, in Italia come all’estero. Purtroppo, il mio parere personale è che, non è sufficiente un certificato per evolversi in una certa direzione. Oggi, in diversi casi, l’approdo al mondo delle certificazioni è un percorso forzato dalle necessità commerciali.
Si dovrebbe invece abituare alla sostenibilità ed educare alla stessa. Si deve iniziare proprio dai giovani, e far capire loro quali sono i percorsi più corretti per il loro futuro. E qui, serve l’esperienza di chi ha già qualche capello grigio. Mettersi a disposizione delle generazioni future per far capire cosa ancora serve e cosa invece si deve evitare di fare.
Esistono sicuramente Paesi più o meno virtuosi, nel senso della sostenibilità. […] I Paesi del Nord Europa continuano a essere un esempio per molte pratiche sostenibili. Ma non dobbiamo pensare che l’Italia non sia al passo con i tempi del cambiamento, anzi.
L’introduzione dei Criteri Ambientali Minimi da parte della Comunità Europea rappresenta un passo importante verso una crescente consapevolezza su tematiche di fondamentale importanza. Quello dei CAM è sicuramente un elemento di fondamentale importanza per tutti i settori del tessile/abbigliamento.
Ci si può inventare molto altro ancora, ma è solo la creazione e la diffusione di una vera e propria cultura innovativa (già in atto) che può far progredire e migliorare ulteriormente lo sviluppo futuro.”
Cosa è davvero sostenibile economicamente
Ancora una domanda, con una risposta di tutto rispetto e carica di umiltà:
“Non sono un economista, e quindi non me la sento di toccare argomenti che magari non mi competono nei loro dettagli, ma penso che il riciclo dei manufatti sia la strada migliore da percorrere verso un miglioramento economico globale, ma anche verso un’economia mondiale sempre più sostenibile.
La progettazione delle nuove collezioni deve prestare sempre più attenzione alla creazione di prodotti facilmente riciclabili e trasformabili nuovamente in qualcosa che ha una propria seconda, terza, quarta vita.
La collaborazione tra la produzione e la progettazione diventa dunque un passaggio fondamentale per un’economia adeguatamente parsimoniosa ma ugualmente fruttuosa.
La riscoperta di materie prime “antiche” è un’altra strada da percorrere. Esistono materiali che sono spesso dimenticati, ma che possono diventare nuovi “tesori”. Un esempio: le molte razze ovine esistenti in Italia, che possono essere rivalutate grazie alle proprietà dei loro velli meravigliosi.”
Infine, aumentare la collaborazione tra aziende e la cooperazione tra aziende e mondo scolastico (ad ogni livello), sono da considerare elementi di sostenibilità economica fondamentale. Un percorso già iniziato, ma che deve essere sempre potenziato.”
Qual è la situazione italiana nel comparto tessile?
Di fronte a tale competenza e conoscenza, non ho potuto non porgli questa domanda. Per avere un riscontro e un punto di vista concreto anche da parte sua.
“L’Italia ha la grande fortuna e il grande pregio di vivere di passioni e di emozioni. Questo “pathos” lo ritroviamo nell’impegno quotidiano di una classe imprenditoriale sempre pronta alle sfide dell’oggi e a quelle del futuro; lo ritroviamo nella continua ricerca di nuovi materiali; lo ritroviamo nelle nuove collezioni e nel design sempre all’avanguardia e sempre apprezzato nel mondo. Ma lo ritroviamo anche nei momenti di difficoltà (e negli ultimi anni, sono stati anche troppi).
Forse, siamo noi italiani i primi critici nei confronti del “Made in Italy”. L’italiano è un popolo abituato al bello e all’estetica, e quindi troppo spesso diamo per scontata la bellezza dei nostri prodotti.
Il comparto tessile è comunque pronto e preparato per il futuro. Sarebbe forse importante fare in modo di avvicinare maggiormente i giovani a questo comparto ancora fortemente affascinante e ricco di opportunità.”
Qual è la situazione all’estero nel comparto tessile
Guardare solo all’Italia non apre la mente, guardare all’estero sì, dunque, Ruggero aggiunge:
“I Paesi stranieri guardano sempre all’Italia e ai nostri prodotti, perché forieri di novità e fascino. Questo è un elemento fondamentale. Ciò non significa che dobbiamo abbassare la guardia. Molti Paesi hanno fatto passi da gigante e si presentano molto agguerriti e ben preparati.
Sicuramente, alcuni più di altri, si stanno evolvendo in modo positivo. Il Portogallo e la Lusitania si sono evoluti a grandi falcate negli ultimi anni, e oggi, si presentano con aziende all’avanguardia e attente alla sostenibilità.
La Turchia, non è più il Paese dove produrre semplicemente a basso costo, ma oggi, molte aziende si sono completamente trasformate ed evolute, e prestano particolare attenzione ai gusti e alle necessità dei mercati con produzioni rispettose dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori.
Solo con il confronto costruttivo che saremo in grado di continuare a mantenere una leadership che, ad oggi, l’Italia ancora detiene.”
Cosa sta cambiando nel tempo?
Tutto e niente. Sembrerebbe una risposta scontata, ma in definitiva, il tessile / abbigliamento si poggia ancora sui fondamenti di un’arte nobile e antica, nonostante le tecnologie si stiano evolvendo velocemente.
Ovviamente, i cambiamenti ci sono stati, ci sono e ci saranno sempre. E’ insito nella grande comunità umana vivere di cambiamenti.
Il maggiore rispetto nei diritti umani è sicuramente un elemento di cambiamento che sta coinvolgendo il mondo intero. Certo, non bisogna pensare di aver già risolto tutto, ma non bisogna demordere. E’ dal rispetto della dignità dell’essere umano, anche negli ambienti di lavoro, che può nascere tutto il mondo sostenibile. Sarebbe inutile produrre con materie prime ecologiche e con macchinari a risparmio energetico, se poi i lavoratori non hanno assistenza sanitaria o salari equi. Ma, come detto, la situazione è in netto miglioramento.
L’altro elemento che sta cambiando, e continua ad evolversi è il modello di business. Le economie cambiano e si evolvono, così come le regole dei mercati e i gusti dei consumatori. L’offerta è sempre più ampia, e quindi è fondamentale essere sempre pronti ad evolvere e modificare i modelli di sviluppo. Se negli anni passati, si potevano pianificare e identificare, abbastanza facilmente, gli approvvigionamenti, le proposte di prodotto, le promozioni commerciali, ecc., oggi, tutto questo è decisamente più poliedrico. Se da un certo punto di vista, questa situazione crea forti difficoltà, dall’altro rappresenta nuove sfide quasi quotidiane, ma anche nuove e importanti opportunità.
Quali cambiamenti sociali si configurano
“La società umana è sempre più variegata, evoluta e colta. Ma la cultura non basta mai. Questo è uno dei motivi per cui credo fermamente in una nuova forma di -umanesimo industriale-. Bisogna continuare ad avere sete e fame di cultura; bisogna continuare ad avere voglia di apprendere e di crescere; bisogna continuare a essere pronti al confronto costruttivo.
La società umana è sempre più multietnica, e questo è sotto gli occhi di tutti. Le distanze sono ormai un ricordo lontano e, in poche ore, si raggiungono Paesi e culture, una volta raggiungibili solo dopo viaggi interminabili. Tutto questo deve diventare un vantaggio e non un ostacolo. Il confronto e lo scambio di culture può aiutare la crescita anche nel tessile/abbigliamento. Elementi di etnie diverse che si incrociano, possono dar vita a nuove idee, nuovi sviluppi, nuove crescite.
Aumenta la propensione alla “cross fertilization”, e questo riflette proprio i cambiamenti sociali in corso: si incrociano i popoli e le culture, così come si incrociano le scienze e i saperi.
Purtroppo, e in questi periodi ne abbiamo tante dimostrazioni, la situazione in alcune parti del mondo, non è delle più “tranquille”, anzi. Personalmente, ho sempre creduto molto nei giovani e nelle loro potenzialità. Ma è fondamentale dar loro modo di esprimersi e di inserirsi nel mondo del lavoro, aiutandoli in questo passaggio fondamentale della vita di ognuno.”
Quali cambiamenti tecnologici stanno prendendo piede?
“Dall’invenzione della ruota, ai giorni nostri, le tecnologie hanno sempre segnato tappe evolutive importanti della società umana. La nostra vita è ormai circondata da “gadget” di ogni genere e tipo; quindi, la tecnologia è parte integrante della nostra quotidianità.
L’importante è che l’individuo riesca sempre a considerare la tecnologia al proprio servizio, e non il contrario.
La “cross fertilization” è sicuramente il pilastro fondamentale su cui si stanno poggiando le moderne tecnologie. Le “wearable technologies” ne sono un chiaro segnale.
Tutta la filiera tessile, in ogni fase produttiva, è pregna di importanti evoluzioni tecnologiche. Non esiste un settore o nicchia del tessile che non ha visto il nascere di innovazioni rivoluzionarie (ne è stata una chiara dimostrazione l’ultima edizione di ITMA ’23 di Milano). Sicuramente è aumentata l’attenzione verso tecniche e tecnologie orientate alla riduzione dei consumi di energia e di acqua. E questo è un ottimo segnale.
La digitalizzazione è un elemento imprescindibile, e segue ovviamente l’evoluzione che sta vivendo la società umana.
Non dimentichiamo mai, però, che un manufatto tessile deve essere “toccato” con mano per poter essere vissuto nel suo intimo, al di là di qualunque “digital message”. Non dimentichiamo mai che, oltre qualunque tecnologia innovativa, il manufatto tessile nasce dalla passione, dalla creatività e spesso da un sogno.”
Ringrazio Ruggero per questo excursus e ci sarebbe davvero tanto ancora da raccontare. Lo ringrazio per le esperienze che ci ha trasmesso durante il corso di Brand di Moda al Clam di Unibo e lo ringrazio per avermi resa testimone di tutto l’entusiasmo che ha trasmesso e suscitato nelle studentesse e negli studenti che hanno partecipato.